Prolungata la mostra del Padiglione Italia a Torino per la 54° Biennale di Venezia

Dato il magnifico entusiasmo e interesse suscitato dal pubblico il curatore del Padiglione Italia, On. Vittorio Sgarbi, ha stabilito il prosieguo della mostra fino alla fine del mese di Febbraio 2012.

Il Padiglione Italia alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia è un avvenimento senza precedenti. Il progetto, anche in considerazione delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia, estendendosi a tutte le Regioni e a tutti gli Istituti di Cultura Italiani all’estero, intende documentare lo stato dell’arte italiana contemporanea.
La ricognizione vasta quanto rigorosa degli artisti italiani viventi e operanti negli ultimi dieci anni consente di conoscere la produzione artistica contemporanea secondo un criterio rivoluzionario.

Tra gli artisti invitati non poteva mancare Evan De Vilde, che nel giro di poco tempo sta registrando sempre più larghi consensi di critica con le sue opere “archeorealiste”.
L’Archeorealismo si caratterizza come uno dei fenomeni artistici contemporanei più interessanti ed innovativi e lo dimostra con la sua presenza a Torino, frutto di una scelta operata da un comitato tecnico-scientifico e da una commissione di studio che è stata positivamente impressionata dalle opere dell’artista.

In precedenza le opere di Evan (che espone al Padiglione Italia “Fedro”, “Abbagli” e la recente opera titolata “Attimo”), costituenti parte della sezione contemporanea del “Daphne Museum”, sono state esposte al Museo d’Arte Contemporanea di Fonte Nuova (Roma), Maschio Angioino – Sala della Loggia (Napoli), Palazzo Gravina (Napoli), Palazzo Loewen (Berlino), Museo Palazzo Orsini a Formello (Roma) e alla Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Firenze.

Evan De Vilde
Biennale di Venezia (Padiglione Italia) – Torino
Palazzo delle Esposizioni-Sala Nervi
Dal 17 Dicembre 2011 al 29 Febbraio 2012

http://www.evandevilde.com/ – www.daphnemuseum.it – http://www.labiennale.org/it/arte/esposizione/padiglione-italia/

ATTIMO (86,5x80,5 cm)

ATTIMO (86,5x80,5 cm)

Francesco Cecere, un’idea artistica dell’informale

Conosco l’artista Francesco Cecere da moltissimi anni e ancora oggi mi chiedo come ogni volta possa stare tutto in una tela di quadro.

La pittura quando è arte contemporanea, se lo è davvero per molti per lui è la vita stessa che lo ha generato dai suoi sogni non sempre felici  e che oggi trovano spazio e soprattutto ritrovano forza  attraverso le opere altrimenti sacrificate al silenzio degli occhi.

Cecere Francesco così come raccontano i suoi lavori è figlio di un’epoca strizzata nel presente come dentifricio in un tubetto ormai traboccante, la terra è un luogo comunque piccolo e quindi per questo non basta a contenere il grido di terrore e di bellezza che le sue opere sembrano cantare  a chi guardandole comincia ad ascoltare. Tutti gli elementi sono rappresentati come fossero già all’interno della tela che chiede solo di essere ripulita dalla patina grigia della normalità, sottende a qualcosa che chiede spazio e forza per nascere. Non a caso il rosso è una figura costante negli ultimi lavori, è carico di ricordi ma anche proteso verso  future nascite che siamo ansiosi di vedere con gli occhi ma soprattutto con spirito libero.

Opere come “Gioco di un cuore ferito” (2008) o “Ghiacciai di parole” (2009-2010) rispondono al bisogno che i sensi hanno di lasciare la loro impronta che non sia sacrificabile al vizio del tempo e alla smania della dimenticanza. Richiede coraggio o qualcosa che sia almeno follia ritenere “Orgasmo” un insieme di temi colori e sensazioni che esplodono dal di dentro stesso dell’ autore e che altrimenti sopperirebbero alla cruda latitanza di giorni imperfetti.

C’è credo un distacco dai primi lavori che a meno di non cadere in errore è solo un distacco di intenti giammai di fede nelle proprie convinzioni. Il “Cerchio della resistenza” e “L’aurora” catturano il genio (del male?)  che non sa ancora dove può finire lo spazio e la materia a lui concessa schiudendosi così a percorsi veramente infiniti sottomettendo i sensi  all’opera di un uomo che ha fatto della pittura il prolungamento stesso dell’animo inquieto.

 

VINCENZO PIROZZI